ARTROSI DEL GINOCCHIO

domenica 25 novembre 2012


Usura delle cartilagini del ginocchio

L’osteoartrosi è il tipo più comune di patologia articolare ad evoluzione cronica caratterizzata da lesioni degenerative e produttive a carico della cartilagine delle articolazioni, con possibile coinvolgimento di altri tessuti, in particolare la membrana sinoviale e l’osso sub-condrale.

Di seguito parleremo nello specifico di osteoartrosi a carico della cartilagine del ginocchio o cartilagine del ginocchio consumata.

USURA CARTILAGINE GINOCCHIO
La cartilagine è un tipo di tessuto connettivo, di aspetto traslucido, di colore bianco madreperlato, che ricopre le estremità dei capi articolari.
Una cartilagine sana permette lo scorrimento reciproco delle superfici articolari ed è in grado di ammortizzare il carico durante i movimenti. Nell’osteoartrosi del ginocchio si nota che la cartilagine si consuma, andando a denudare l’osso sub condrale così da rendere la sfregamento dei capi articolari doloroso e provocare tumefazione e impotenza funzionale. Con il passare del tempo la cartilagine può perdere la sua conformazione e possono svilupparsi ai lati delle articolazioni delle piccole formazioni ossee chiamate osteofiti. Inoltre, frammenti di osso o cartilagine possono staccarsi e restare liberi all’interno dello spazio articolare.

Le persone con osteoartrosi al ginocchio di solito presentano sintomi come dolore articolare e limitazione durante i movimenti. L’osteoartrosi è la patologia articolare più diffusa al mondo, aumenta con l’età e presenta un’evoluzione cronica.
I fattori di rischio possono essere sia esogeni (lesioni pregresse all’articolazione o aumento del carico) che endogeni (età, sesso o ereditarietà) [Consensus EULAR 2003 (Punzi et al., 2004) e OARSI part III (Zhang W et al., 2009)]:
  • ETÀ: prima dei 50 anni l’interessamento articolare è simile tra uomo e donna, dopo tale età, le donne presentano una maggiore incidenza, forse in relazione all’entrata in menopausa. Numerosi studi forniscono dati su come l’età influisca sul metabolismo cartilagineo, riducendo ad esempio la resistenza dei condrociti (cellule che regolano la produzione di cartilagine) agli stress ossidativi e causando un accumulo di sostanze nocive. Inoltre alcune occupazioni che richiedono un uso ripetitivo di determinate articolazioni per un lungo periodo di tempo sono associate allo sviluppo di specifiche forme di osteoartrosi e di usura delle articolazioni, come ad esempio professioni che richiedono di stare molto tempo in posizione eretta o lavori che comportano carichi molto pesanti.
  • PESO CORPOREO: questa è una variabile estremamente importante sia per la notevole influenza sullo sviluppo dell’osteoartrosi e sulla sintomatologia, sia perché costituisce un fattore modificabile con la dieta. Una modesta riduzione del peso e un moderato esercizio fisico determinano un miglioramento nella riduzione del dolore e nella funzionalità articolare di entità maggiore rispetto ai due interventi eseguiti singolarmente (Messier SP et al., 2004). Inoltre si può affermare che una riduzione del peso del 10% è in grado di migliorare la funzionalità articolare del 28% (Christensen R et al., 2005).
  • SPORT: mentre l’attività fisica “ricreazionale” è consigliabile e correlata con una diminuzione del dolore ed un incremento della funzionalità fisica, la pratica agonistica è stata ampiamente correlata allo sviluppo di varie forme di osteoartrosi distrettuale. Circa un terzo degli atleti operati per problemi al ginocchio da sport, di origine sia traumatica che microtraumatica, evidenzia un usura della cartilagine di vario grado. L'insorgenza di problemi cartilaginei così frequenti nello sport deriva da meccanismi di usura (per attrito all'interfaccia articolare da adesione e abrasione, per fatica da microtraumi ripetuti o per impatto da compressione) o da meccanismi traumatici (lesioni da torsione o da impatto, insulti ripetuti, patologia meniscale concomitante, patologia legamentosa dei crociati) o da fattori variabili quali immobilizzazione,fratture o precedenti interventi: tutto ciò si traduce in difetti della superficie articolare, che possono essere parziali o a tutto spessore fino a raggiungere l'osso sub-condrale.
ARTICOLAZIONE E CARTILAGINE DEL GINOCCHIO
Le articolazioni occupano lo spazio tra due ossa mobili che si congiungono e permettendo un movimento dolce e assorbendo il carico e l’attrito durante attività come camminare o correre.
  1. Cartilagine: rivestimento robusto che ricopre l’estremità di ogni osso;
  2. Capsula articolare: membrana sottile che contiene le ossa e mantiene insieme le altre parti dell’articolazione;
  3. Sinovia: membrana sottile che riveste l’articolazione;
  4. Liquido sinoviale: fluido che lubrifica l’articolazione e nutre la cartilagine;
  5. Legamenti, tendini e muscoli: tessuti che mantengono stabile l’articolazione e ne permettono il movimento. I legamenti sono robusti, simili a corde che uniscono un osso ad un altro. I tendini sono strutture robuste, corde fibrose che uniscono i muscoli alle ossa. I muscoli sono fasci di cellule specializzate che contraendosi producono il movimento quando sono stimolati dai nervi.
La cartilagine del ginocchio è un tessuto altamente organizzato, non vascolarizzato, non innervato e denso. Essa è costituita da:
  • ACQUA per il 60-80%
  • COLLAGENE (una proteina forte ed elastica). Le fibre di collagene formano una struttura simile a quella delle travi di acciaio che sostengono un ponte.
  • PROTEOGLICANI (molecole grandi ed elastiche). I proteoglicani si trovano all'interno della struttura del collagene dove attraggono, catturano e trattengono l'acqua.
  • CONDROCITI producono continuamente nuovo collagene e proteoglicani, inoltre producono anche alcuni enzimi (elastasi e iarulonidasi) che aiutano a demolire il vecchio collagene e i proteoglicani ormai danneggiati.
La cartilagine del ginocchio svolge due funzioni:

1. agisce come ammortizzatore per ridurre l’impatto sulle ossa;
2. fornisce una superficie che serve da frizione per un movimento dell’articolazione regolare, morbido e indolore.

Quando si esercita un sovraccarico di peso sulle articolazioni, la cartilagine spreme il liquido sinoviale dentro la capsula sinoviale e quando la pressione è allentata la cartilagine assorbe il liquido sinoviale come una spugna ed è questo flusso e riflusso che fa da cuscinetto e lubrifica ogni movimento.
La cartilagine del ginocchio è costantemente demolita e sostituita. C’è un equilibrio tra demolizione del vecchio tessuto e la sintesi del nuovo e nel caso in cui la cartilagine venga distrutta con una velocità maggiore rispetto alla velocità di sintesi, come nel caso dell’osteoartrosi, questo si traduce in dolore e rigidità.
La cartilagine, a causa di un’alterazione metabolica delle cellule che ne modulano l’accrescimento e l’omeostasi, va incontro ad usura determinando:
  • Degenerazione con fibrillazione;
  • Fissurazione;
  • Ulcerazione;
  • Perdita a tutto spessore della superficie articolare.
La fibrillazione cartilaginea si caratterizza per la comparsa di discontinuità sulla superficie della cartilagine che appare frastagliata. Lesioni più profonde ed estese portano a vere e proprie fessurazioni (fenditure nella cartilagine) e ulcerazioni, con l’avvio di uno stato infiammatorio persistente. L’efficienza dei condrociti nel sintetizzare nuova cartilagine peggiora in presenza di fenomeni infiammatori e si stabilisce quindi un circolo vizioso.

SINTOMI DELLA CARTILAGINE GINOCCHIO CONSUMATA
L’espressività clinica dell’ osteoartrosi si manifesta con una sintomatologia varia e l’evoluzione è lenta e spesso imprevedibile.
I sintomi clinici dell’ osteoartrosi sono spesso: dolore osteoarticolare, rigidità articolare, crepitii, deformazione articolare, limitazione funzionale.

Stati dolorosi:
  • si manifestano alla deambulazione, salendo e scendendo le scale
  • aumentano con lo sforzo, accompagnati da rigidità mattutina di breve durata
Stati infiammatori:
  • talora di grado marcato, con recrudescenza notturna
  • con presenza di un versamento articolare a volte abbondante
Nella concezione più attuale l’osteoartrosi viene nettamente distinta dal fisiologico invecchiamento della cartilagine e definita come vera e propria malattia il cui primum movens è stato individuato in un’alterazione metabolica del condrocita. In seguito ad insulti di varia natura, questa cellula va incontro ad una sofferenza cui segue un’alterata sintesi qualitativa e quantitativa dei componenti la matrice cartilaginea (collagene e proteoglicani) e la liberazione di una serie di mediatori ad attività condrolesiva (enzimi, citochine e sostanze proflogogene).

I CONDROPROTETTORI
Con il termine di condroprotettore si indicano tutte quelle sostanze capaci di intervenire a livello dei processi metabolici cartilaginei, ovvero di sintesi della cartilagine; si può pertanto definire condroprotettore qualsiasi sostanza in grado di:
  • stimolare la sintesi dei proteoglicani e del collagene
  • conservare le condizioni di vitalità dei condrociti
  • inibire i processi degradativi della cartilaginei
  • mantenere inalterate le caratteristiche del liquido sinoviale
Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha focalizzato il proprio interesse sulla ricerca di principi attivi che rallentino il progredire dell’osteoartrosi e stimolino la riparazione delle cartilagini consumate.

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