ARTROSI DEL GINOCCHIO

giovedì 30 agosto 2012

DITO A SCATTO


DITO A SCATTO

 

 

Che cosa è

 

Alla radice delle dita, i tendini flessori (che fanno piegare il dito) sono contenuti in una guaina, un po’ come il filo del freno della bicicletta. Il dito a scatto si presenta quando, per cause di tipo infiammatorio, la guaina che contiene i tendini flessori si restringe. Questo fenomeno ostacola il normale scorrimento dei tendini all’interno della guaina.

Quando, per piegare il dito, il tendine deve forzare la parte più ristretta della guaina (detta puleggia), si ha uno scatto doloroso.

Il dito può restare bloccato in posizione flessa, obbligando il paziente ad utilizzare l’altra mano per raddrizzarlo; questo può provocare un altro scatto, altrettanto doloroso.


 

Un tipico quadro di dito a scatto.

Il dito interessato resta piegato ed il tentativo di raddrizzarlo

è, di solito, doloroso.

 

Il restringimento della guaina “strozza” i tendini, che, a monte dell’ostacolo, si dilatano, formando un nodulo. Purtroppo il nodulo, con le sue dimensioni, riduce ulteriormente la possibilità di scorrimento. Il restringimento della guaina tendinea è spesso associato all’uso intenso o ripetuto della mano, che irrita la guaina stessa (movimenti di presa, uso delle forbici o di cacciavite).

Anche i piccoli traumi ripetuti (uso di graffettatrici o di timbri)  possono facilitare la comparsa del disturbo. In alcuni casi il dito a scatto si associa alla gotta o all’artrite reumatoide. Si tratta inoltre di un disturbo frequente nei musicisti.

 

 

 

 

 

Qui è disegnato il tendine, che nel dito a scatto presenta un ingrossamento ovale (nodulo).

Il nodulo rimane “incastrato” nella guaina che, da parte sua, si è ristretta, impedendo così lo scorrimento del tendine e, quindi, il movimento.


Nella foto è illustrato il percorso dei tendini flessori (in verde).

In rosso sono segnati i punti dolorosi nei casi di dito a scatto.

 

 

Il primo segno è il dolore alla base del dito o delle dita colpite. Il sintomo più comune è lo scatto doloroso che si presenta durante i movimenti. Spesso il dolore si estende al resto del dito e verso il polso ed il dito può restare bloccato in posizione piegata o diritta.

Lo scatto si presenta  solitamente dopo il riposo notturno, mentre la situazione migliora nel corso della giornata, con il movimento.

Per la diagnosi è sufficiente la descrizione che il paziente fa dei suoi disturbi e che viene confermata dai segni clinici caratteristici.

I casi  iniziali possono essere trattati con un breve periodo di immobilizzazione e con i farmaci anti-infiammatori. Quando lo scatto è frequente o in caso di blocco, è necessario l’intervento chirurgico.

L’intervento è eseguito in Day Hospital ed in anestesia locale ed ha una durata di circa 10 minuti.

Esso consiste nell’aprire la parte ristretta della puleggia, per allargare lo spazio a disposizione per lo scorrimento del tendine.

Dopo l’intervento è necessario fare esercizio, con cautela, per muovere il dito operato. Vanno evitati gli sforzi o i movimenti bruschi.

La medicazione non deve essere bagnata o sporcata.

I punti di sutura vengono rimossi dopo circa 12 giorni.

mercoledì 29 agosto 2012

osteopata chi e'


L’osteopatia è una medicina manuale che prevede un contatto fisico e diretto con il paziente ( fonte Fesios, ovvero Federazione Sindacale Italiana Osteopati). Si tratta di un rapporto di totale fiducia.
L’osteopata riveste un ruolo nel sistema sanitario. In Europa sono diversi i paesi che hanno riconosciuto legalmente la figura professionale dell’osteopata, considerandolo come un professionista  indipendente dal dottore in medicina, come ad esempio nel Regno Unito, in Francia, in Finlandia ed in Svizzera.
In Italia la figura dell’osteopata professionista viene inserita all’interno delle professioni sanitarie (Art.1, Legge 26 febbraio 1999 n.42). Quando si provvederà a regolamentare questa disciplina, riconoscendola dal punto di vista legale, tale professione costituirà  una categoria autonoma per definizione.
L’osteopata si avvale delle sue competenze per garantire la sicurezza del paziente e la qualità del suo lavoro, competenze che si acquisiscono soltanto attraverso  un iter formativo presso istituti accreditati dall’autorità accademica nazionale o dall’ente accademico professionale.

lunedì 27 agosto 2012

ARTROSI DEL GINOCCHIO

Si parla di artrosi al ginocchio (o gonartrosi) quando degenera l’articolazione del ginocchio che è una struttura complessa, costituita da due capi articolari che si affrontano, tibia e femore, con tutto l’apparato articolare di capsula, sinovie, menisco, osso patellare, ligamenti del ginocchio e tendini dei muscoli. Rappresenta la zona d inserzione fra la coscia e la gamba, è un articolazione molto più complessa di quella del gomito e della caviglia, è molto meno stabile. Il ginocchio è costituito da due facce, la prima, anteriore, denominata rotulea, mentre la seconda, posteriore, detta poplitea. Nella parte anteriore, al di sotto della cute, troviamo l’inserzione del tendine del quadricite e la rotula, mentre posteriormente troviamo le inserzioni dei tendini poplitei, nervi e vasi. Al di sopra abbiamo la borsa sinoviale sovrapatellare, sotto la rotula invece è presente il tendine rotuleo.

Il ginocchio è rinforzato da tendini e legamenti, tra i quali citiamo:

il legamento alare laterale, nella parte esterna

il legamento rotuleo, nella parte anteriore e in basso

il legamento alare mediale, nella parte interna

il tendine quadricipite, nella parte anteriore e in alto

Il ginocchio, come tutte le altre grandi articolazioni, è sottoposto a dei traumi e patologie, tra i quali ricordiamo:

lesioni muscolari

lesioni ai legamenti

degenerazioni (artrosi), ossia alterazioni strutturali

infiammazioni (artrite)




Essa si può verificare sia per una sollecitazione eccessiva della stessa articolare, sia per un cattivo allineamento degli stessi capi articolari di tibia e femore, nelle condizioni riconosciute come valgismo o varismo sia quando si determina una eccessiva usura dei capi articolari ed una compressione delle strutture capsulo-legamentose. Succede, cioè, che la cartilagine di cui sono incrostati i capi articolari degenera e va in usura, determinando l’infiammazione delle strutture stesse, fino a quando si affrontano i condili del femore con i piatti tibiali. Inizia così il processo dell’artrosi che si manifesta con zoppia sino all’immobilità. Fattori predisponenti alla gonartrosi sono il diabete, i dismetabolismi, l’ osteoporosi, e le patologie della cartilagine, le osteocondriti, la condromalacia della menopausa, le meniscopatie.

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Sintomi


Questa patologia si caratterizza pertanto, dapprima, per dolore al camminamento, un dolore che insorge gradualmente, riferito in concomitanza della rotula, nella faccia interna del ginocchio e posteriormente, soprattutto quando si salgono e scendono le scale e, quindi, subentra una rigidità articolare che ne deriva, con impotenza funzionale. Nei movimenti di flessione sono presenti scrosci articolari.Se non si pone rimedio alla causa della patologia, i dolori si acuiscono e la capsula articolari si ispessisce, mentre il ginocchio appare più gonfio del contro laterale, spesso per il liquido che si forma nella sinovia infiammata. Il paziente finisce per compiere solo qualche passo, non riesce, per esempio, a salire gli scalini, talora si blocca mentre sta deambulando. Per quanto concerne le cure dell’artrosi, ne avevamo parlato in questo website. Qui ricorderemo che importante è fare una buona giovinezza se desideriamo trascorrere un’ottima vecchiaia!



E’ opportuno:



Una buona attività preventiva alla gonartrosi:

- perdere peso se siamo obesi, perché scaricare un ginocchio alterato è importante;
- praticare una moderata attività fisica, quale passeggiate in piano di buon passo (è sufficiente una 40 di minuti al giorno, cosa assai utile anche per il diabete, se possibile il nuoto che consente al ginocchio di lavorare in scarico e la bicicletta, per quelli che non hanno già in atto la gonartrosi. In tutti i casi vanno evitati sports come il calcio ed il salto, perché questi sovraccaricano l’articolazione del ginocchio o, peggio, lo stepper (!!) e la discesa.

cfr anche Il paziente con dolori artrosici: quali sono le cure giuste per guarire?

il paziente con artrosi, gli esercizi


Se dobbiamo trattare il dolore, ricordiamoci che i farmaci per la cura dell’artrosi sono solo delle cure palliative e sintomatiche, cioè danno un sollievo limitato nel tempo e causano grossi problemi allo stomaco, quali ulcere e gastriti. In genere si impiegano, per via orale il paracetamolo, da solo o associato a codeina oppure ibuprofene, naproxene, nimesulide e altri. Meno utilizzati i Coxib, specie nei cardiopatici. Per via parenterale si impiegano anche i cortisonici o si fanno infiltrazioni di cortisone e di acido ialuronico ma non tutti gli specialisti di ortopedia sono d’accordo su quest’ultimo trattamento.

mercoledì 22 agosto 2012

ULTRASUONI


Terapia ultrasuoni - Ultrasuoni terapia

Terapia ultrasuoni - Ultrasuoni terapia

Gli ultrasuoni sono vibrazioni acustiche ad alta frequenza non percepibili dall'orecchio umano.In campo terapeutico gli ultrasuoni sono ottenuti in modo artificialmente sfruttando la proprietà di alcuni cristalli minerali sottoposti all'azione di un campo elettrico di corrente alternata di dilatarsi e comprimersi emettendo in questo modo vibrazioni.
L'irradiazione ultrasonica genera, quindi, un micromassaggio di notevole intensità agendo in profondità nei tessuti.
Da questa vibrazione,urto e frizione delle strutture cellulari e intracellulari viene generato del calore, infatti oltre che un effetto meccanico gli ultrasuoni esercitano anche un effetto termico conseguente inoltre, gli ultrasuoni possono essere anche usati in immersione; la testina viene immersa in acqua insieme alla zona da trattare.
Gli effetti terapeutici della terapia con ultrasuono sono di effetto antalgico, rilassamenti dei muscoli contratti, azione fibrotica ed effetto trofico.
La ultrasuonterapia è indicata morbo di Dupuytren, epicondiliti, sciatalgie e nevriti in genere, periartriti scapolo-omerali (anche se sono presenti calcificazioni) ed è controidicata nei casi di presenza di neolplasie, in vicinanza dell'area cardiaca o di organi sessuali, osteoporosi,flebiti in fase acuta.

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ULTRASUONI.


ULTRASUONOTERAPIA
Gli ultrasuoni sono vibrazioni meccaniche impercettibili che producono effetti localizzati a carico delle strutture del corpo (ossa, muscoli, tendini, legamnenti, etc.). Le applicazioni principali sono il recupero post-traumatico di distorsioni, gli strappi e le infiammazioni. In estetica sono spesso abbinati ad altre metodiche, in particolare per il trattamento della cellulite. ECCO  DUE   MODELLI  DI ULTRASUONI  IN MIA  DOTAZIONE.

Gli effetti terapeutici utili si riscontrano nella terapia del dolore, in traumatologia sortiva, nella riabilitazione in ortopedia e nei trattamenti anticellulite. Le controindicazioni principali sono: pace-maker, gravidanza, tumori, osteoporosi intensa, vene varicose, genitali, ossa in crescita

martedì 21 agosto 2012

TENDINITE .. LESIONE AL TENDINE D'ACHILLE


Tendinosi achillea: lesioni al tendine di Achille

La tendinosi dell'achilleo è caratterizzata da una degenerazione del tendine d'Achille.
Il processo inizia con un indebolimento microscopico del tendine che porta a una necrosi centrale del tessuto, ovvero una parte del tessuto muore, con conseguente degenerazione mucoide. La tendinosi dell'achilleo capita più frequentemente agli atleti maturi come risultato di un accumulo di microtraumi ripetuti dovuto a errori di allenamento ed è correlata a un maggior rischio di rottura del tendine di Achille. L'istologia di solito mostra una riduzione del numero di cellule e uno sfrangiamento delle fibre di collagene all'interno del tendine. Insieme alla disorganizzazione di queste fibre, vi sono una diffusa proliferazione vascolare interna, sporadiche zone di necrosi e rare calcificazioni.
Oltre all'iniziale infiammazione del paratenon, con l'uso eccessivo il tendine stesso può infiammarsi oppure diventare ipovascolarizzato a causa della restrizione del flusso ematico attraverso il paratenon cicatrizzato.

Cause della tendinosi achillea

Colpisce soprattutto gli sportivi di sesso maschile, giocatori di calcio, basket, pallavolo, corridori, saltatori. I fattori principali della tendinosi achillea sono i microtraumi ripetuti, dovuti a sforzi di natura sportiva per un insufficiente allenamento dell'atleta, uno stretching inadeguato, ripresa dell'attività sportiva troppo precocemente dopo un periodo di stop, cambiamento improvviso del terreno di allenamenti, rapido incremento dell'intensità della pratica sportiva o calzature non idonee, mancanza di riscaldamento, mancanza di allenamento di compensazione, trascurare i primi sintomi.
Per i soggetti non sportivi che soffrono di tendinopatia achillea le cause possono essere svariate, soprattutto:
  • età avanzata
  • disordini metabolici (per esempio il diabete o la gotta) malattie del collagene (lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, ecc)
  •  infiltrazioni di cortisone ripetute o farmaci come gli antibiotici (ciprofloxacina) o le statine
  • fattori congeniti (pronazione o supinazione del piede)
  • muscolatura scadente (il tendine lavora anche per compensare il muscolo scadente)
  • sovrappeso (spesso il paziente pensa di essere normopeso, quando invece non lo è!)

Sintomi della tendinosi achillea

Tendinosi achillea
I sintomi principali della tendinite d'Achille sono il dolore sordo lungo la porzione posteriore del tendine, verso il calcagno. A volte il tendine può appariretumefatto, gonfio ed edematoso. Il dolore nei movimenti del piede si può avvertire soprattutto quando ci si solleva sulle punte dei piedi e si allunga il tendine. La mobilità della caviglia è limitata e volte si può apprezzare un nodulo di 2-6 cm formato da tessuto cicatriziale che può essere palpato lungo il decorso del tendine d'Achille. In caso di rottura, si avverte uno schiocco e se la lacerazione è completa, non si riesce più a sollevare il tallone o camminare sulle punte dei piedi. Per valutare la continuità del tendine di Achille viene praticato il test di Thompson che, se positivo (assenza della flessione plantare quando si comprime il polpaccio), indica una rottura completa del tendine d'Achille.

Diagnosi

La diagnosi si basa sull'esame obiettivo, ma soprattutto da esami strumentali come l'ecografia, che evidenzia aree di necrosi e/o rotture della sostanza tendinea. È l'esame di prima scelta, in quanto efficace, economico, non dannoso né invasivo per il paziente e di facile esecuzione. Inoltre si utilizza anche per il follow-up del paziente, dalla lesione tendinea sino alla sua guarigione. La RM è utile come completamento dell'iter diagnostico, per la quantità di informazioni complementari che può fornire a carico dell?osso e dei tessuti molli. È inoltre molto utile per la pianificazione preoperatoria, nel caso in cui ce ne fosse bisogno.

Trattamento della tendinosi achillea

Il trattamento della tendinosi achillea si basa su una terapia conservativa e può avvalersi di diversi presidi terapeutici in base allo stadio evolutivo della patologia. Un elemento molto importante è la tempestività dell'intervento. Non bisogna sottovalutare il dolore in sede achillea. Infatti fino a quando il tendine è solo un po' infiammato si ricorre a un determinato trattamento, decisamente diverso è l'approccio in caso di una sua rottura!
Se il tendine non è degenerato, rimuovendo la causa dell'infiammazione, una tendinite guarisce nel giro di un mese circa. Se persiste, come per esempio nel caso dello sportivo che continua a provare con il tendine ancora parzialmente dolorante o del sedentario sovrappeso che non vuole dimagrire, ci vorrà più tempo per la guarigione.
Vediamo i diversi trattamenti terapeutici in base agli stadi evolutivi della tendinopatia achillea.
1. Fase infiammatoria (fino a 6 gg): bisogna correggere le eventuali cause modificabili che possono aver provocato la tendinite e ridurre l'infiammazione con applicazioni ripetute di 15-20 minuti del ghiaccio nell'arco della giornata, riposare l'arto interessato dal dolore, usufruire di antinfiammatori topici (in pomate o gel) o sistemici. Possono risultare utili anche la FKT (fisiochinesiterapia) e talloniere o plantari che mirino a scaricare il tendine (tipo i rialzi sotto il calcagno altri pochi cm). L'inconveniente più comune è che un plantare sopraelevato posteriormente non si adatta benissimo alla scarpa, spesso causando a lungo termine borsiti da sfregamento.
2. Fase di riparazione (7-12 gg): l'obiettivo è di prevenire la formazione di aderenze del tendine con i tessuti circostanti, l'atrofia dei muscoli dell'arto dovuto a disuso e il blocco dell'articolazione tibiotalare. Oramai l'infiammazione dovrebbe essere regredita e quindi si può iniziare un'attività di mobilizzazione del piede con esercizi di stretching mirati all'allenamento del tendine lesionato.
3. Fase di rimodellamento (dopo i 21 gg): per un atleta è il momento più importante in quanto bisogna completamente recuperare l'articolarità e i movimenti dell'arto, nonché il giusto trofismo muscolare. Bisogna aumentare in maniera graduale il carico sul tendine. Queste attività devono essere eseguite solo se il dolore è completamente scomparso, altrimenti è utile tornare dal medico che provvederà ad ulteriori accertamenti.
Se il soggetto è ragionevolmente sicuro di aver rimosso la causa e il medico ha verificato una certa degenerazione della struttura, si deve prendere in considerazione l'intervento chirurgico. Che si decida dopo un paio di mesi o dopo sei, spesso dipende solo dalla psicologia del soggetto.
Per confermare la diagnosi e pianificare le procedure operatorie viene utilizzata la RM. Ecco una brevissima descrizione dell'intervento.
Il paziente è in posizione prona (pancia in giù) con un laccio emostatico sulla coscia e i piedi che pendono dal bordo del tavolo. L'incisione viene fatta postero-medialmente subito accanto al bordo del tendine (evita il nervo surale). Vengono creati lembi a pieno spessore maneggiando in modo molto delicato i tessuti molli. Viene eseguita un'incisione longitudinale all'interno del tendine sopra la parte ispessita e nodulare per esporre le aree di necrosi centrali del tendine. Le zone degenerate vengono tolte e dovrebbero corrispondere a quelle viste alla RM. Lo sbrigliamento è seguito da una chiusura laterolaterale per riparare ogni difetto. Se il difetto è troppo largo per essere chiuso o vi è una perdita di sostanza dopo lo sbrigliamento, il tendine di Achille viene ricostruito utilizzando il tendine plantare, il flessore lungo delle dita o un lembo ripiegato.

Esercizi eccentrici riabilitativi per la tendinosi achillea

Gli esercizi eccentrici sono molto utili per migliorare la sintomatologia dolorosa, migliorare la flessibilità e la forza di salto. Per lavoro eccentrico si intende quella condizione in cui il muscolo è in contrazione ma si allunga (esempio più lampante è l'allungamento del muscolo del polpaccio durante l'appoggio del piede al suolo).
Gli esercizi eccentrici per la prevenzione e la cura della tendinopatia al tendine di Achille prevedono quindi un lavoro muscolare del complesso muscolare gastrocnemio-soleo (tricipite della sura) che si allunga mantenendosi però in contrazione. Questo tipo di esercizi, se fatti maniera corretta, possono essere addirittura più utili della terapia conservativa. Occorre sottolineare però che per eseguirli nella maniera corretta è opportuno seguire i consigli degli ortopedici e dei fisiatri, che più di tutti sono competenti in questo genere di patologie.
Due semplici esercizi possono essere i seguenti.
Primo esercizio: stazione eretta, ginocchio esteso, in appoggio su un avampiede su un piccolo rialzo; scendere con il tallone (allungando il tricipite), mantenendo il ginocchio esteso. La risalita può essere eseguita aiutandosi con l'altra gamba, soprattutto se si avverte fastidio o dolore. L'esercizio va effettuato prima con l'arto leso e successivamente con quello sano.
Secondo esercizio: simile al precedente, ma col ginocchio leggermente piegato (circa 45 gradi). La risalita può essere eseguita aiutandosi con l'altra gamba. Questo esercizio serve soprattutto per stimolare anche il muscolo soleo. Vanno fatte almeno 15 ripetizioni per ogni esercizio e almeno 3 serie di ripetizioni diluite nell'arco della giornata. Col passare dei giorni, si può arrivare a fare 20-30 ripetizioni con l'aggiunta di un sovraccarico (attrezzi da palestra). Nel caso in cui non si abbiano a disposizione, basta indossare un semplice zainetto che verrà pian piano riempito. Devono essere svolte senza sentire dolore, nel caso è meglio non forzare ma effettuare movimenti molto lenti, in un range articolare anche ridotto e senza sovraccarico. Prima del loro svolgimento, è utile fare qualche altro esercizio di stretching e riscaldamento.tratto da internet....

domenica 19 agosto 2012

LE DITORSIONI TIBIO TARSICHE

traumi distorsivi possono essere acuti (in seguito ad urti, contrasti, scontri o improvvisi cambi di direzione) o cronici (dopo carichi notevoli e prolungati). L'evento traumatico può portare, nella caviglia di un atleta, ad una patologia articolare, suddivisa in due quadri: quello della lassità, con lesioni capsulari, distensioni e lacerazioni del comparto legamentoso laterale e mediale della tibiotarsica e della sottoastragalica, che determinano una escursione articolare oltre i limiti fisiologici;
quello dell' instabilità, che l'atleta avverte come un segno di cedimento articolare durante il gesto sportivo ed anatomopatologicamente obiettivabile in una rottura più o meno totale dei legamenti.
  • 5000 traumi distorsivi ogni giorno in Italia
  • 20% traumi sportivi
  • disfunzione cronica nel 30% dei casi e frequenti recidive
  • costi sociali elevati
"Una caviglia lesa e instabile rappresenta il presupposto di distorsioni recidivanti, si comprende quindi l'importanza di una buona rieducazione dopo un episodio distorsivo"
  • La distorsione è la perdita momentanea ed incompleta dei rapporti articolari fra due capi ossei.
caviglia anatomia

CLASSIFICAZIONE DELLE DISTORSIONI

Grado 0: tilt astragalico inferiore a 8°, non rotture legamentose;
Grado 1: tilt astragalico (10°-20°), rottura legamento peroneo- astragalico anteriore;
Grado 2: tilt astragalico (20°-30°), rottura legamento peroneo- astragalico anteriore e peroneo calcaneare;
Grado 3: tilt astragalico superiore a 30°, rottura di tre legamenti

SINTOMATOLOGIA DELLA DISTORSIONE

• Dolore vivo, localizzato a livello della zona anteriore del malleolo peroneale, che insorge durante la palpazione; • Tumefazione modesta o cospicua a livello periarticolare ed articolare, segno della rottura della piccola arteriola passante al di sopra del legamento peroneo-astragalico anteriore (segno di Robert-Jaspert); • Limitazione funzionale causata dal dolore che il paziente avverte durante i movimenti dell'articolazione; • Instabilità dell' articolazione tibio-tarsica

IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO

è diviso in 3 fasi: Acuta Sub-acuta Di Rieducazione Funzionale

FASE ACUTA

Il protocollo più accreditato per le lesioni acute è il P.R.I.C.E. Protection Rest Ice Compression Elevation In fase acuta gli obiettivi sono: a) L'immobilizzazione; b) Diminuzione degli "irritanti chimici" che causano dolore e favoriscono la "stasi tissutale" (ovvero l'edema); c) La prevenzione di ulteriori sollecitazioni meccaniche della struttura lesa.

FASE SUBACUTA
In fase sub-acuta lo scopo del trattamento è quello di sottoporre il tessuto leso ad una serie di sollecitazioni meccaniche, utili per promuovere l'orientamento fisiologico delle fibre collagene. Gli obbiettivi in questa fase sono: a) L'eliminazione del dolore; b) Il recupero della particolarità; c) L'eliminazione dello spasmo muscolare; d) L'eliminazione dell'edema; e) Il recupero della forza muscolare. Per raggiungere questi obbiettivi si utilizzano massaggi, terapie fisiche, tecniche di mobilizzazione e la cinesiterapia.

FASE DI RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
Nella fase di rieducazione funzionale si mira al: a) Recupero della propriocettività; b) Recupero della forza; c) Prevenzione delle recidive.

IL BENDAGGIO FUNZIONALE previene l'insorgere di ricadute o recidive quando si riprende l'attività motoria; evita i danni di una prolungata immobilizzazione o inattività funzionale; riduce i tempi di recupero


Qualora si riporti una distorsione alla caviglia in luoghi avversi, lontano da possibili soccorsi, è bene non togliersi la scarpa per esaminare la lesione. Il conseguente dolore associato a gonfiore potrebbe infatti ostacolare il reinserimento del piede nella scarp   A mio  parere  quando  il piede  dopo  una  lastra non e  fratturato  bidogna   fare  una  fasciatura  con la benda  zingata  per  16  ore, poi  usare  il leser  , con frequenza  variabile  , e  una  tens  con il programma   distorsione 40  minuti , rieducare  il piede con le  mani.  tratto  su internet


I


venerdì 17 agosto 2012

STIRAMENTI NEL MONDO DELLO SPORT



Strappi e stiramenti del quadricipite

QuadricipiteIl quadricipite è il muscolo più voluminoso della regione anteriore della coscia e, come il nome può far dedurre, è composto da quattro capi:
retto femorale
vasto mediale
vasto laterale
vasto intermedio
La loro funzione principale è di estendere la gamba (solo il retto femorale partecipa anche alla flessione della coscia sul bacino).
Il quadricipite è formato prevalentemente da fibre bianche (IIa), che consentono movimenti potenti ed esplosivi. Proprio durante queste violente contrazioni il quadricipite può rompersi in prossimità della giunzione muscolotendinea. Si parla in questo caso di strappo muscolare, un evento traumatico che può causare la rottura di un ridotto numero di fibre (strappo di primo grado), o interessare una parte più importante del muscolo (strappo di secondo grado) fino alla sua completa lacerazione (strappo muscolare di terzo grado).
Altre volte la rottura delle fibre è causata da un trauma che colpisce il quadricipite quando è contratto (impatto del ginocchio dell'avversario contro la coscia nel calcio). In questi casi il muscolo viene violentemente compresso contro l'osso sottostante e può lesionarsi.
Uno strappo può colpire il quadricipite anche quando il muscolo viene eccessivamente allungato. Spesso in questi casi non si verifica una vera e propria rottura ma una semplice elongazione delle fibre muscolari che, pur superando il loro limite di sopportazione, si danneggiano ma non si lacerano. Si parla in questi casi di stiramento muscolare, una lesione di media entità, spesso dovuta ad uno squilibrio tra la forza del quadricipite e quella dei muscoli posteriori della coscia (ischiocrurali) a favore di questi ultimi.

Sintomi

Dolore acuto e violento al momento del trauma, tanto più forte quanto maggiore è la percentuale di fibre lesionate
Al dolore iniziale segue uno spasmo muscolare
Il dolore aumenta durante la palpazione della zona lesionata
Limitazione della mobilità; in caso di semplice stiramento o strappo muscolare di primo grado il dolore può essere sopportato e consentire il proseguimento dell'attività sportiva; si consiglia comunque di interrompere l'allenamento anche se il dolore avvertito è di lieve entità.
Comparsa di gonfiore e di ematoma, spesso esteso
Percezione tattile di uno scalino nella parte anteriore della coscia in prossimità della zona lesa (in caso di lesione severa)
Il dolore può essere evocato dalla contrazione contro resistenza

Cura e trattamento

Si consiglia l'immediata applicazione del R.I.C.E, il protocollo più accreditato per le lesioni muscolotendinee acute. In questa fase iniziale gli obiettivi del trattamento sono: l'immobilizzazione, l'applicazione di un impacco freddo per 15-20 minuti ogni due o tre ore (borsa del ghiaccio o spray) e di un bendaggio compressivo per ridurre l'emorragia e le sollecitazioni meccaniche sulla struttura lesa. Se il dolore è molto intenso non esitare ad utilizzare le stampelle, in ogni caso evitare di contrarre o sforzare il muscolo lesionato.
Il medico può prescrivere dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come o l'ibuprofene per ridurre infiammazione e dolore. In caso di rottura completa e/o forte emorragia può essere necessario il ricovero ospedaliero per tenere sotto controllo la situazione; soprattutto in simili frangenti, è controindicata l'assunzione di aspirina (acido acetilsalicilico), per il potere antiaggregante piastrinico (da blocco irreversibile della COX-1 piastrinica) superiore rispetto a quello, reversibile, dell'ibuprofene e degli altri FANS.
Se dopo 48-72 ore dal trauma il gonfiore si è attenuato, compaiono lividi e si registra un miglioramento delle capacità contrattili può essere iniziato il programma riabilitativo. Se invece la sintomatologia non accenna a migliorare è bene contattare un medico che effettuerà ulteriori indagini per chiarire la situazione ed escludere complicazioni.
Il potenziamento del quadricipite abbinato ad esercizi di allungamento è necessario per impedire la cronicizzazione delle lesioni. Si consiglia di aumentare gradualmente l'intensità di questi esercizi: nella fase iniziale, per esempio, è bene lavorare con carichi moderati ed un alto numero di ripetizioni; in questo modo si favorirà l'afflusso locale di sangue, ossigeno e nutrienti facilitando il processo di rigenerazione e limitando la formazione di tessuto cicatriziale. In queste prime fasi risulta particolarmente utile la riabilitazione in acqua che consente di limitare il carico gravante sull'arto leso.
Tra le terapie fisiche più utili ricordiamo gli ultrasuoni e la tercarterapia.
TEMPI DI RECUPERO: la guarigione avviene generalmente in 2-12 settimane in base all'entità della lesione e dell'ematoma.
L'intervento chirurgico si rende necessario soltanto nei casi più gravi o quando le lesioni diventano croniche.
da  internet

STIRAMENTI NEL MONDO DELLO SPORT



Stiramento muscolare

Lo stiramento, o elongazione muscolare, è una lesione di media entità che altera il normale tono muscolare. In una scala di ipotetica gravità potremmo collocarla tra la semplice contrattura (aumento involontario e permanente del tono muscolare ) e lo strappo (rottura delle fibre muscolari).
Stiramento muscolareLo stiramento è piuttosto frequente in ambito sportivo ed è causato dall'eccessivo allungamento subito dalle fibre muscolari. Tale stiramento può verificarsi in situazioni diverse per cause diverse. Tra le più frequenti ricordiamo:
mancanza di riscaldamento generale e specifico
preparazione fisica non idonea
movimenti bruschi e violenti
problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione
condizioni ambientali avverse
microtraumi ripetuti
abbigliamento e calzature non idonei
recupero insufficiente dopo un precedente sforzo atletico.

Un po' di fisiologia

Ogni muscolo del corpo possiede dei recettori in grado di trasmettere informazioni sulle sue condizioni al sistema nervoso centrale.
In particolare i fusi neuromuscolari inviano informazioni relative alla velocità e all'entità dello stiramento. Quando un muscolo si allunga eccessivamente (si stira) anche i fusi (posti in parallelo alle fibre muscolari) si allungano determinando il cosiddetto riflesso da stiramento. Tale fenomeno causa un'improvvisa contrazione muscolare che si associa ad un contemporaneo rilassamento del muscolo antagonista. Questo meccanismo permette di salvaguardare la struttura muscolare ma in particolari circostanze (affaticamento) può risultare insufficiente predisponendo l'atleta allo stiramento muscolare.

I sintomi

Riabilitazione strappo muscolareA differenza della contrattura che causa un dolore modesto e diffuso, nello stiramento muscolare si avverte un dolore acuto ed improvviso a cui segue spasmo muscolare. Tuttavia in molti casi il dolore è sopportabile e normalmente non impedisce il proseguimento dell'attività.
Continuando la pratica sportiva aumenta notevolmente il rischio di aggravare la situazione (strappo muscolare) per cui si consiglia di fermarsi il prima possibile anche se il dolore avvertito è di lieve entità.

Cosa fare:

Il riposo è l'unica terapia realmente efficace. L'osservanza di un periodo di stop compreso tra le due e le tre settimane è altresì fondamentale per scongiurare il rischio di eventuali recidive.
Si consiglia l'immediata applicazione del R.I.C.E, il protocollo più accreditato per le lesioni acute. In questa fase gli obiettivi sono: l'immobilizzazione, l'applicazione di un impacco freddo (borsa del ghiaccio o spray) e di un bendaggio compressivo per ridurre l'emorragia e sollecitazioni meccaniche sulla struttura lesa.
La ripresa degli allenamenti sarà graduale con particolare attenzione alla fase di riscaldamento.
Una visita da uno specialista potrebbe evidenziare la necessità di eseguire ulteriori indagini diagnostiche per escludere la presenza di lesioni muscolari. Sempre lo specialista potrebbe prescrivere farmaci antinfiammatori e miorilassanti per accelerare la guarigione. Anche alcune terapie fisiche come la TENS, gli ultrasuoni e la tercarterapia possono ridurre notevolmente i tempi di recupero.
La pratica dello stretching per facilitare il recuperò può essere tanto utile quanto pericolosa per cui si consiglia di eseguire tali esercizi sotto la supervisione di personale qualificato.

PREVENIRE LO STIRAMENTO MUSCOLARE è MEGLIO CHE CURARE

La prevenzione degli infortuni muscolari si attua innanzitutto attraverso l'osservanza di alcune regole fondamentali:
eseguire sempre un riscaldamento generale e specifico della muscolatura
assicurarsi di essere nelle condizioni fisiche idonee per sostenere lo sforzo
valutare attentamente la praticabilità del terreno di gioco
scegliere abbigliamenti adatti, coprirsi per bene nei mesi invernali e, se necessario, utilizzate pomate specifiche durante la fase di riscaldamento
eseguire sempre esercizi di allungamento per migliorare l'elasticità e la flessibilità muscolare sia in fase preparatoria che defaticante
correggere eventuali squilibri muscolari e posturali
osservare i giusti periodi di riposo SENZA SOTTOVALUTARE L'INSORGENZA DI DOLORE, SIA PUR DI LIEVE ENTITÀ
        da internet.



mercoledì 15 agosto 2012

IL MASSAGGIO SPORTIVO


Perché uno sportivo diventi un atleta, la preparazione fisica è un fattore necessario ma non sufficiente: molto spesso è la dimensione psicologica a fare la differenza. Ogni atleta ha una storia personale fatta di sensibilità, paure e schemi mentali che il preparatore atletico deve conoscere a fondo per spronare lo sportivo nei momenti più difficili e placare.
Il massaggiatore sportivo deve adempiere a quattro compiti importanti:
• mantenere in buona forma l’atleta durante la preparazione per prevenire problemi muscolari o articolari;
• preparare l’atleta prima della gara;
• contribuire al ripristino della normale funzionalità al termine dello sforzo;
• intervenire nel caso di traumi, sia sul campo sia in tutte le fasi seguenti. lo stress che si manifesta prima della gara. Il massaggiatore ha dunque un ruolo privilegiato: durante le sedute ha la possibilità di raccogliere una serie di preziose informazioni sul carattere della persona e lavorare in maniera più mirata per favorire il suo equilibrio psico-fisico. Se non avete una buona preparazione psicologica, ricercate un corretto supporto per affrontare le situazioni che di volta in volta si presentano.
Il massaggio durante a preparazione atletica
Ogni muscolo è avvolto da una guaina di tessuto connettivo fibroso (epimisio) che si estende anche al suo interno, avvolgendo le singole fibre (endomisio) e i fasci in cui si raccolgono (perimisio). Questa guaina si estende alle formazioni circostanti (tendini e ossa), ancorando saldamente il muscolo alle strutture che esso sollecita durante la contrazione. Il massaggio profondo consente di lavorare sul tessuto connettivo scongiurando il pericolo di aderenze, segnale di disfunzione, tensione o di vere e proprie patologie muscolari. Nella fase di allenamento, in particolare, aiuta a prevenire l’accumulo di tossine nei muscoli, evitare i crampi, ridurre la fatica muscolare e prevenire stiramenti e contratture. L’ideale è eseguire il massaggio completo lontano dall’allenamento, prestando particolare attenzione ai gruppi muscolari più interessati dal tipo di attività svolta. Non risparmiatevi, lasciate che il massaggio duri almeno un’ora, impastando i muscoli in profondità dopo un adeguato riscaldamento.
La tecnica dello scollamento deve essere eseguita dapprima sul tessuto connettivale cutaneo, sollevando la cute con i polpastrelli in direzione longitudinale o traversa rispetto al corpo. Potete eseguire questa tecnica senza usare oli o unguenti che facilitano lo scorrimento della mano sulla pelle, se la pelle non è troppo sensibile o irritata. Questo tipo di massaggio provoca una sensazione di trattamento profondo, leggermente doloroso ma molto gradito dagli atleti. Una volta terminata questa prima parte potete usare l’olio e massaggiare i muscoli in profondità, soffermandovi più a lungo nelle zone più tese e rigide. Alternate sempre a queste manovre specifiche movimenti più ampi di sfiora- mento e frizione leggera, per rendere il massaggio più gradevole e rilassante.
Massaggio prima della gara
Prima di affrontare una competizione sportiva è fondamentale un’efficace preparazione dei muscoli, con un occhio alla condizione psico-fisica dell’atleta e l’altro alle condizioni climatiche del momento.
• Se fa freddo proteggete i muscoli più interessati dalla prestazione atletica con tute, maglie e tubolari;
• prima del riscaldamento, eseguite un breve massaggio praticando frizioni anche con oli o unguenti ad azione riscaldante (per esempio, olio canforato). Il trattamento deve essere breve ed energico: eseguite le frizioni con l’atleta seduto per terra o su una panchina, le gambe piegate e i piedi appoggiati a terra. Questa posizione va bene sia per il massaggio delle gambe sia per la schiena e le spalle;
• prestate attenzione ai muscoli tesi e contratti: in questo caso le frizioni devono essere meno energiche e accompagnate da impastamenti ampi e leggeri;
• se l’atleta è troppo teso, eseguite un breve massaggio della volta piantare o frizionate dolcemente la zona lombare e le spalle; non esagerate per non far cadere del tutto la tensione pre-agonistica;
• se l’atleta è affetto da tendinite, stiramento o contrattura muscolare, eseguite un bendaggio con benda elastica mediamente stretta.
Il massaggio dopo la gara
Lo scopo è quello di rilassare e disintossicare i muscoli per eliminare fatica, contratture e crampi. Prima di procedere con il massaggio aspettate il tempo necessario perché le funzioni fisiologiche ritornino alla normalità:
• dopo una doccia tiepida, eseguite manovre lunghe e lente ed evitate di sottoporre l’organismo a un ulteriore affaticamento;
• realizzate impastamenti dolci e drenate per favorire la circolazione;
• fate in modo che l’atleta si rilassi e che scarichi le tensioni residue: al termine dovrà sentirsi rigenerato e non spossato;
• tenete conto dei fatto che un impegno agonistico prolungato richiede un massaggio di maggiore durata ma con manovre più dolci.
Massaggio nei vari sport
I massaggi assicurano importanti benefici allo sportivo, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. Di seguito, i gruppi muscolari da trattare con particolare cura e attenzione per le principali specialità sportive. Il massaggio sportivo favorisce l’elasticità, regola il tono muscolare ed evita stiramenti, strappi, contratture e dolori. Inoltre, promuove l’eliminazione delle tossine, favorendo un più veloce recupero dopo la gara, facilita l’irrorazione e l’ossigenazione dei tessuti, mantenendoli sani ed efficienti. Contribuisce alla salute psicologica dell’atleta, aiutandolo a superare la sindrome pre-agonostica, che si manifesta con una reazione psicogena ansiosa nei giorni che precedono la gara. Le controindicazioni sono le stesse che valgono per il massaggio in generale. Prestate comunque le dovute attenzioni e non massaggiate in caso di infiammazione. In presenza di traumi o patologie importanti, consultate il medico e attenetevi alle sue indicazioni.
Calciatori
Tutti i muscoli degli arti inferiori, con particolare riguardo a tricipite surale, quadricipite, ischio-crurali, estensori del dorso e muscoli del collo. Dopo la gara, il massaggio deve avere una durata superiore a quello di preparazione e deve essere fatto dopo la doccia; al termine bisogna rimanere distesi per almeno mezz’ora, ben coperti.
Canottieri
I muscoli del collo, del cingolo scapolare e del braccio, estensori del rachide, addominali, quadricipite, tricipite e surali. Dopo la gara, al termine di una buona doccia calda, il massaggio dovrà interessare gli stessi muscoli, ma soprattutto quelli del dorso.
Cestisti
Tutti i muscoli, in particolare quelli dell’avambraccio, della spalla e del polpaccio; massaggio digitale alle mani.
Ciclisti
Muscoli del dorso, quadricipite, tricipite, tibiali e peronieri; anche la muscolatura lombare deve essere accuratamente massaggiata. Dopo la gara trattate anche gli arti superiori.
Fondisti
Soprattutto estensori del rachide e glutei.
Lanciatori Cingolo scapolo-omerale, grande dorsale e grande rotondo; per i lanciatori di giavellotto anche gli arti interiori.
Nuotatori
Massaggio generale ma portato in forma leggera per non creare problemi al tipo di lavoro e al movimento, che in genere è morbido e ritmico.
Pesisti
Tutti i muscoli del corpo, in particolare quelli di braccio, avambraccio, cingolo scapolare e dorso.
Pugili
Avambraccio, braccio, deltoide, cingolo scapolo omerale estensori del rachide, addominali, tricipite surale e tendine d’Achille.
Saltatori
Tendine d’Achille, tricipite surale, quadricipite, glutei e, in minor misura, i muscoli del dorso. È consigliato il massaggio delle articolazioni dei piedi, seguito da blanda mobilizzazione passiva e attiva.
Sciatori
Dopo il riscaldamento, passate al massaggio generale, soprattutto di polpaccio, dorso, avambraccio e spalle. A fine gara anche mani e arti superiori, specie nei fondisti..
Velocisti

Oltre a pianta e dita dei piedi, tendine d’Achille, tricipite surale, ischio-crurali, estensori del rachide; è bene massaggiare, sia pure in tono minore, anche i deltoidi.  

martedì 14 agosto 2012

IL MASSAGGIO SPORTIVO


LE ORIGINI DEL MASSAGGIO

Il massaggio è una pratica molto antica, che affonda le sue radici nella medicina popolare.
Ippocrate, famoso medico dell’antichità e fondatore dell’Ars Medica Antiqua, faceva già riferimento a questa tecnica nel
quinto secolo a.c. Cinesi e Indù, furono i primi a descrivere metodi di massaggio e la loro applicazione come cura per le
malattie.
Nella cultura orientale, il massaggio ha una valenza quasi mistica, con un forte legame tra mente e corpo e viene tuttora
utilizzato come medicina. In occidente viene invece utilizzato sia per fini terapeutiche e rigeneranti, sia per pratiche estetiche
e rilassanti.

Un sistema di azioni meccaniche, praticate sulla superficie del corpo, aventi lo scopo di rimuovere eventuali limitazioni delle
funzioni biologiche del corpo umano e di aumentare le capacità fi siche ed intellettive dell’individuo. Ecco la definizione esatta
del termine “massaggio”. Può essere praticato attraverso azioni di frazionamento, sfi oramento, vibrazione, prodotte con le
mani o con strumenti appositi.


L’effetto sulla pelle

Il primo organo a reagire al massaggio è la pelle. Massaggiandola viene stimolato il sistema nervoso centrale, si eliminano
le cellule morte, viene aumentata la traspirazione e migliorata la circolazione. Il massaggio stimola inoltre la formazione di
sostanze chimiche attive che si diffondono in tutto l’organismo influenzandolo positivamente. Sempre grazie al massaggio
aumenta il tono del derma e dei muscoli, rendendo la pelle più elastica e liscia.
L’incremento di temperatura superficiale che si verifica col massaggio, infine, provoca una piacevole sensazione di sollievo,
favorendo in alcuni casi l’affievolirsi di dolori locali.

L’effetto sulla circolazione sanguigna

L’azione del massaggio determina una dilatazione dei vasi sanguigni, la cui capienza ne risulta così aumentata, incrementando
contestualmente la circolazione sanguigna. La maggiore vascolarizzazione determina altresì una maggiore ossigenazione dei
tessuti. Aumenta quindi il metabolismo dei tessuti e vengono create condizioni favorevoli per l’eliminazione dei cataboliti
organici.

L’effetto sul sistema nervoso

L’effetto del massaggio sul sistema nervoso dipende dalla modalità di applicazione: alcuni movimenti, come ad esempio lo
scuotimento e la percussione, provocano eccitazione ed irritazione, altri, come lo sfi oramento, lo stiramento e il frizionamento,
hanno effetto rilassante. A prescindere da come è praticato, il massaggio svolge un ruolo basilare nella riduzione del dolore
muscolare post-sforzo.

L’effetto sui muscoli

Il massaggio stimola l’attività elettrica nelle fibre muscolari, favorendo l’ossigenazione e il recupero del muscolo e aiutando a
ripristinare il tono muscolare dopo carichi fisici importanti. L’azione del massaggio, inoltre, migliora l’elasticità dei muscoli e dona
alle articolazoni maggiora mobilità.


IL MASSAGGIO SPORTIVO

Il massaggio sportivo ha tre effetti: prepara il muscolo rendendolo pronto all’impegno, lo rilassa dopo l’attività e ne migliora
i tempi di recupero. Può infine essere praticato per un semplice rilassamento generale o locale.
A cosa serve:
• rilassa la muscolatura contratta
• migliora la circolazione
• favorisce il ricambio metabolico
• agevola il drenaggio delle tossine prodotte durante lo sforzo
• aumenta l’ossigenazione dei tessuti
• accelera i tempi di recupero
• produce effetti benefi ci sul sistema nervoso, favorendo un senso di rilassamento.

Quando è opportuno:

• prima di un impegno muscolare gravoso
• al termine dell’impegno stesso
• in occasione di una gara
• nei giorni di scarico
• quando si sente la necessità di raggiungere un migliore stato di rilassamento.

Come si pratica:

a mani nude, avvalendosi di oli o creme specifiche. La mano nuda scivola infatti con difficoltà sulla pelle,
scaldandosi rapidamente e provocando abrasioni o irritazioni. L’uso di appositi unguenti aumenta, quindi, la fluidità il
massaggio. Se contenenti principi attivi questi ultimi associano il beneficio del massaggio a quello determinato dai loro
componenti. Nella cura di traumi e malattie dell’apparato e nella profilassi vengono quindi usati oli, gel e creme con diverse
funzioni: analgesica, antinfiammatoria, di riduzione dell’irritabilità dei tessuti, di accelerazione del riassorbimento, di riduzione
degli ematomi, di miglioramento della microcircolazione, di nutrizione dei tessuti e di stimolazione della rigenerazione dei
tessuti.


MASSAGGIO PRE GARA


Si esegue alcuni minuti prima della gara. Oltre a riscaldare i muscoli, aumentando la loro capacità di lavoro, il tono e la
mobilità articolare, il massaggio pre-gara ha funzione di prevenire i traumi e stemperare l’ansia che precede il via. Viene inoltre
stimolato il sistema nervoso centrale, favorendo la sua completa attivazione.
Le parti del corpo massaggiate saranno quelle soggette al maggior carico e più soggette a traumi.
Si compie con manovre veloci, atte a creare l’alternarsi di lievi contrazioni, che abbinate al prodotto utilizzato, favoriscono
l’apporto di sangue nel muscolo e aumentano la temperatura locale. La durata deve essere compresa tra 5 e 10 minuti,
abbinando qualche esercizio di riscaldamento per la muscolatura della schiena e delle spalle.
dei tessuti. In condizioni climatiche fredde e ventose, e in tutte le discipline in cui l’atleta è soggetto a bruschi sbalzi di
temperatura, è opportuno effettuare il massaggio utilizzando prodotti riscaldanti. Il prodotto va applicato pochi minuti prima dell’attività, distribuendolo
sulla pelle e portandolo a completo assorbimento senza massaggiare eccessivamente.

MASSAGGIO DOPO GARA


Si esegue alcuni minuti dopo il termine dello sforzo. La sua azione è di recupero, favorisce il drenaggio del sangue venoso
e conseguentemente delle tossine prodotte, migliorando quindi l’apporto di sangue arterioso. La durata del trattamento,
superiore a quella del pre-gara, è quantifi cabile tra i 25 e i 30 minuti ed è in ogni caso legata al grado di affaticamento. Se
l’atleta è molto stanco, il massaggio deve essere leggero e di breve durata, per poi essere approfondito il giorno successivo.
Il massaggio deve favorire il drenaggio dei muscoli e deve essere svolto con movimenti lenti e delicati. Il massaggio dopogara
crea un piacevole effetto sedativo, stimolando i recettori nervosi presenti sulla cute. L’abbinamento ideale a questo
tipo di massaggio è una crema tonificante, grazie alla sua manualità e i suoi principi attivi. In essa, la sinergia
tra gli ozonidi, con la loro capacità vasodilatante e ossigenante dei tessuti, e i benefici provenienti dai suoi estratti naturali,
determina un rapido recupero nel dopo-gara, soprattutto in caso di sforzo anaerobico. Al termine della sessione di massaggio
e per tonificare e rinfrescare le zone soggette a sforzo è inoltre opportuno utilizzare un olio rinfrescante .

lunedì 13 agosto 2012

il massaggio

IL MASSAGGIO

MASSAGGIO

E' una forma di terapia antica e anche uno dei gesti più naturali che compiamo quotidianamente, dal momento che è istintivo frizionare una spalla indolenzita, o sfregare quella parte del corpo che ci fa male. In pratica è un insieme di diverse manovre eseguite sul corpo per lenire dolori muscolari o articolari, per tonificare il volume di alcuni tessuti, ma anche per preservare e migliorare il benessere psichico, allentando tensioni e fatiche.
Gli effetti positivi
Le "virtù" del massaggio sono innumerevoli. Si può cominciare dal rilassamento che, già di per sé, consente al nostro organismo di rigenerarsi, riequilibrando il sistema nervoso e ormonale, per passare, poi, in rassegna il lungo elenco di effetti positivi che questa tecnica apporta. Tra i benefici, in primo piano ci sono:
  • Attenuazione dei segnali di tensione presenti sotto forma di crampi e spasmi muscolari.
  • Potenziamento del sistema immunitario, grazie al fatto che il movimento e le contrazioni muscolari rappresentano un metodo efficace per far circolare il liquido linfatico (che elimina le tossine) all'interno dell'organismo.
  • Miglioramento della circolazione, dal momento che i movimenti compiuti durante il massaggio consentono di spingere il sangue in direzione del cuore. In pratica si favorisce lo scambio, a livello cellulare, del sangue contenente le tossine, con sangue nuovo ricco di elementi nutritivi.
  • Eliminazione delle cellule morte e assorbimento di elementi che nutrono la pelle, rendendola vellutata e aiutandola a respirare.
  • Produzione di una sensazione di benessere dovuta al fatto di sentirsi accarezzati e coccolati.


Qualche controindicazione
Solitamente questa tecnica non presenta particolari controindicazioni, tuttavia è opportuno considerare che in alcune situazioni, come in caso di lesioni e di patologie come stati febbrili, infiammazioni, cardiopatie, malattie infettive, sia opportuno evitarlo. Per evitare inutili rischi, quando si tratta di massaggiare una persona con un qualsiasi problema di salute è, comunque, meglio sentire prima il parere del medico curante.
La preparazione
Per eseguire correttamente un massaggio non si può trascurare la fase di preparazione. Durante la seduta vengono, infatti, coinvolti anche i sensi come l'olfatto, la vista e l'udito: per questo l'ambiente deve essere spazioso, riscaldato (24-25°) e comodo; una luce soffusa e, in sottofondo, una musica rilassante completano l'atmosfera. Per il massaggio basta un lettino, ma si può eseguire semplicemente anche a terra. Candele profumate, infine, che emanano un riflesso che incanta e un odore coinvolgente o bouquet di fiori e colori tenui contribuiscono a favorire il rilassamento. Per rendere, poi, il massaggio più fluido è consigliabile usare oli e creme apposite, senza esagerare con la quantità. Questi prodotti si trovano già pronti, ma possono anche essere creati personalmente unendo a poche gocce di un olio essenziale, scelti tra quelli usati in aromaterapia, ad un olio di base come quello di germe di grano o di girasoli.
olio proprietà
Bergamotto Antisettico, astringente, antidepressivo. Utilizzato per acne e capelli grassi. Sensibilizza la pelle ai raggi ultravioletti.
Camomilla Ottimo per calmare i nervi e adatto per pelli sensibili. Decolora leggermente i capelli..
Cedro Riduce i liquidi nei tessuti ed ha un effetto diuretico. Riscaldante nei bagni.
Citronella Stimola la digestione, antisettico, efficace nella disintossicazione linfatica.
Eucalipto Antisettico e stimolante. Usato per curare tosse, raffreddore e malessere.
Geranio Astringente, diuretico, antidepressivo.Tonifica la pelle e agisce come repellente per gli insetti, aiuta a legare le fragranze.
Gelsomino Antidepressivo, afrodisiaco, rinvigorente. Ottimo per curare le depressioni post-parto.
Ginepro Eccellente calmante e purificante.
Incenso Ottimo per calmare i nervi e rilassarsi, cura problemi respiratori.
Lavanda Antisettico, analgesico, calmante. Cura mal di testa, insonnia, depressione, malessere, dolori, ferite, punture d'insetti.
Maggiorana Analgesico, sedativo, confortante. Cura dolori periodici, insonnia, mal di testa. Favorisce la circolazione periferica.
Menta piperita Stimola l'attenzione. Efficace per i mal di testa e i raffreddori.
Neroli (fiore d'arancio) Sedativo, calmante, afrodisiaco. Allevia l'ansia e l'insonnia. Adatto per pelli secche.
Petit Grain (foglie d'arancio amaro) Sedativo, calmante e rinfrescante.Cura ansia e insonnia. Conosciuto come "Neroli dei poveri".
Albero del tè Antisettico, germicida, fungicida, calmante. Cura ferite, infezioni, foruncoli e punture,
Pino Eccellente antidolorifico. Deodorante naturale.
Rosa Eccellente antisettico, sedativo e antidepressivo.
Rosmarino Stimolante, aiuta la memoria e chiarisce i pensieri. Cura dolori reumatici e fastidi dopo esercizi ginnici. Scurisce i capelli.
Salvia Equilibra gli ormoni femminili. Efficace per i problemi al cuoio capelluto.
Sandalo Antisettico, sedativo,calmante, afrodisiaco. Adatto per pelli secche e disidratante, è antisettico: si può utilizzare per l'acne.
Vertiveria Eccellente sedativo e rilassante.
Ylang-Ylang Antidepressivo, sedativo, antisettico, afrodisiaco. Ottimo per problemi di pelle.

domenica 12 agosto 2012

gli strappi muscolari


Gli strappi muscolari

Del tutto particolare è il dolore causato da stiramenti, distrazioni e lesioni muscolari. Tutti questi eventi patologici colpiscono la fibra muscolare (la struttura elementare del muscolo), quello che cambia è la gravità dell’affezione data dal numero di fibre interessate: per lesione intendiamo interruzione completa di un certo numero di gruppi di fibre muscolari, meno grave è la distrazione con poche fibre interessate e lo stiramento con lo sfilacciamento delle fibre stesse.

Quando avvengono?

Gli strappi muscolari avvengono il più delle volte in occasione di attività sportive, le lesioni a seguito di traumi maggiori come distorsioni e contusioni dirette ai muscoli, gli stiramenti e le distrazioni anche a seguito di gesti atletici forzati, non eseguiti correttamente molte volte nei cosiddetti “sportivi della domenica” senza una adeguata preparazione.

Come prevenirli?

Prevenzione vuol dire soprattutto non improvvisare. Una buona preparazione atletica ed una buona conoscenza del gesto sportivo dovrebbero precedere sempre ogni attività ginnica specialmente se amatoriale. Ricordiamoci che la maggior frequenza di traumatismi muscolari – tendinei – articolari colpisce i maschi dai 30 ai 40 anni in su in sport come il calcetto ed il tennis, considerati a torto poco rischiosi.
È molto importante perciò scegliere bene l’attività fisica che si vuole praticare, che il nostro fisico sia adatto a quel tipo di sport senza seguire solo le mode del momento ed imparare da un buon istruttore e personal trainer i tempi ed i modi giusti per intraprendere quello sport.

Come curare gli strappi muscolari?

Per prima cosa gli strappi muscolari non vanno mai sottovalutati; se malauguratamente incappiamo in uno strappo muscolare dobbiamo fermarci subito, mettere a riposo il segmento interessato, nel caso di gonfiori o ematomi evidenti usiamo la crioterapia ovvero la borsa del ghiaccio per brevi periodi (15 minuti) più volte al giorno per ridurre il dolore e far riassorbire gli ematomi ed i gonfiori.

Nel caso di semplici stiramenti o distrazioni la risoluzione avverrà dopo 3 – 7 giorni, nel caso invece di lesioni muscolari bisognerà controllare il dolore anche con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e monitorare con esami ecografici l’entità dei danni e l’evoluzione dei processi riparativi che dureranno almeno 3 – 4 settimane. personalmente  ,io vengo dal mondo dello sport  professionistico,   un mio  giocatore  di calcio   esequo  degli  ultrasuoni  per 15  minuto   poi  laser  con il mio k-laser  1200  12  wat  15  minuti  tutti  i giorni  per  6  volte   e poi  vediamo i  risultati   se  e  caso  anche  la  tens   programmata, sui strappi
    ghiaccio  20  minuti  al  di'  fino alla guarigione.